📈 Nuovi record: l’oro ha superato i 3.670 $/oncia, oltrepassando anche il picco del 1980 corretto per l’inflazione.
💵 Debolezza del dollaro: la pressione politica di Trump sulla Fed e i dazi hanno indebolito valuta e Treasury.
🏦 Banche centrali compratrici: l’oro ha superato l’euro come seconda riserva mondiale, con oltre 1.000 mld $ custoditi a Londra.
🔥 Inflazione e deficit: timori per deficit USA in aumento (oltre 3.000 mld $ previsti in 10 anni) e rischio di politiche inflazionistiche.
🛡️ Bene rifugio globale: in un contesto multipolare, oro visto come protezione contro crisi, svalutazioni e perdita di fiducia nelle istituzioni.
🚀 Prospettive: alcuni analisti prevedono ulteriori rialzi fino a 3.800-4.000 $/oncia se la Fed sarà costretta a tagliare i tassi in modo aggressivo.
L’oro ha vissuto un ritorno in grande stile, infrangendo record storici sia in termini nominali sia corretti per l’inflazione. A settembre 2025 il prezzo spot ha toccato i 3.674 dollari l’oncia, superando il massimo del 1980 (pari a circa 3.590 dollari in valori attuali) e registrando oltre trenta nuovi picchi nell’anno. La corsa, iniziata tre anni fa, riflette crescenti timori sulla traiettoria economica degli Stati Uniti, pressioni inflazionistiche e indebolimento delle valute, in particolare del dollaro.
A differenza della parabola esplosiva seguita da un crollo che caratterizzò il 1980, l’attuale rally si è sviluppato con minore volatilità, sostenuto da mercati più liquidi, strumenti finanziari come gli ETF e acquisti mirati da parte di investitori retail e istituzionali, in particolare in Asia. Le banche centrali hanno avuto un ruolo chiave: per diversificare le riserve valutarie e proteggersi da sanzioni, stanno accumulando oro al punto che questo ha superato l’euro come seconda riserva mondiale. Nei caveau di Londra, il valore delle riserve ha oltrepassato i 1.000 miliardi di dollari.
Un fattore decisivo è stato l’approccio di Donald Trump, che con la sua politica economica ha rilanciato dazi, tagli fiscali e, soprattutto, un attacco diretto all’indipendenza della Federal Reserve. Le pressioni per tagliare i tassi più rapidamente e la volontà di influenzare la banca centrale hanno minato la fiducia degli investitori, generando aspettative di inflazione e svalutazione del dollaro. Per molti analisti, il rischio è di una traiettoria più oscura per l’economia americana, che rende l’oro un rifugio ancora più credibile rispetto ai Treasury.
Il metallo prezioso ha reso oltre un terzo dall’inizio dell’anno, battendo azioni globali, commodities e persino Bitcoin. Con il deficit pubblico USA in forte crescita (stimato in +3.300 miliardi di dollari nel prossimo decennio) e rendimenti dei Treasury in calo sul breve termine, l’oro sta beneficiando della ricerca di protezione in un contesto di sfiducia verso gli asset tradizionali.
Guardando al futuro, il consenso tra banche e investitori è che il trend possa continuare. Se la Fed sarà spinta a tagliare i tassi con più decisione, nonostante il rischio inflattivo, diversi analisti vedono il prezzo dell’oro proiettato fino a 3.800 o persino 4.000 dollari l’oncia entro i prossimi anni. In un mondo che passa da un assetto unipolare a multipolare, il metallo giallo riafferma il suo ruolo millenario di assicurazione contro crisi, svalutazioni e incertezza globale.

